Translate my blog

venerdì 21 ottobre 2011

Bleeding Rome - scena 7: Macelleria Borghese - parte 1


...“Di che Clan sei?” Esordisce la coppia con voce di disprezzo.
Roy non perde l’occasione per provocarli: “Sono dei Lanzichenecchi.”...

L'ingresso di un nuovo personaggio nella campagna di Vampire: the Masquerade arricchisce e complica la trama.
Questa settima scena l'ho divisa in due parti dato che c'è veramente tanta carne al fuoco.
Per i riassunti, come al solito, sulla pagina RPG in progress, il download lo trovate anche in fondo all'articolo.

Scena 7 Macelleria Borghese - parte prima



“La macchina è lì” riprende Roy una volta usciti.
“Io ho il mio mezzo...” la risposta di Mario trasuda emancipazione “...andiamo con il mio che è meglio.”
Roy guarda il motorino: due ruote dalla scanalatura inesistente, strane protuberanze posticce nei dintorni del motore, grafica a mimetica d’olio: “No grazie, prendo la mia.”
I due montano sui propri mezzi: lo scooter di Mario arriva al parcheggio dietro Galleria Borghese in 10 minuti, quando l’auto di Roy è ancora ferma all’inizio della via di Murotorto.
Il parco si presenta silenzioso. Molto silenzioso. Muto. Mario scruta attraverso le inferriate di recinsione in cerca di pericoli. L’antico palazzo che ora ospita il museo di Galleria Borghese si staglia massiccio a 100 metri da lui. 
Qualcosa nel buio del parco si muove accompagnato da un passo veloce e sordo. La direzione è quella del giovane vampiro, che indietreggia sulla strada di qualche metro. Esce alla luce dei lampioni una signorina in tenuta da jogging, che prende l’uscita del parco e continua la sua corsa serale per la strada, ignorando il Cainita intimidito. 
“Ok, basta fare la figura dell’idiota, andiamo.” Incita se stesso. Entra sul vialone sterrato, davanti a sé il percorso circondato dal tetro boschetto conduce ad un’ampia fontana contornata da siepi. La raggiunge muovendosi come fosse in guerra: corre da un riparo all’altro sino alla piazzata struttura della galleria. Ha da poco imparato a padroneggiare Presenza Invisibile, il secondo gradino della Disciplina di Oscurazione e questo gli fornisce un minimo di sicurezza, per lo meno in sé.
Gira intorno alla Galleria Borghese senza staccarsi dai muri, si affaccia sul lato del portone principale, nota un guardiano che sta chiudendo l’ingresso della struttura. Gli si avvicina, sempre rimanendo oscurato, e lo segue quando quello si dirige verso una porticina di servizio all’angolo della struttura. Questa porta allo spogliatoio dove l’ignaro guardiano apre il proprio armadietto per sfilarsi di dosso il mestiere. Mario, ora nell’ambiente piccolo e chiuso assume una camminata ridicola per rimanere silenzioso nonostante gli anfibi e con soddisfazione giunge alle spalle del guardiano con un gran sorriso di autocompiacimento stampato in volto. 
Presa al collo e stretta di ferro, il mortale non ha il tempo di reagire. Dopo qualche spasmo sviene, il vampiro lo poggia lentamente a terra e gli fruga le tasche. Le chiavi del palazzo e il portafogli del malcapitato sono gli unici oggetti che Mario prende con sé. Si affaccia quindi nuovamente all’esterno, guarda ovunque nel silenzio del parco e si dirige all’ingresso della Galleria. 
Fido, nella sua forma umana, è un professore di storia dell’arte, l’unico alloggio possibile è quel palazzo traboccante cultura.
Sale i bassi scalini esterni che portano al pianerottolo d’ingresso, in quel punto leggermente rialzato si sente scoperto e si sbriga a infilare le chiavi nella serratura. “Cazzo!” nota troppo tardi i sistemi di sicurezza.
Charles sta, come ogni sera, bivaccando nella stanza dei bottoni. Da lì ha il controllo su tutto il suo rifugio: ogni stanza di ogni piano ha un posticino nella parete di monitor sovrastante la pulsantiera. Non che ci sia qualcosa di veramente interessante da osservare, più che altro non c’é nulla da fare: sono ormai due mesi che ha occupato Galleria Borghese con gli altri reietti e d’allora non ne vi è mai uscito per timore del popolo notturno. 
Bibip! Suona il segnale d’apertura della porta principale, qualcuno sta tentando un ingresso non autorizzato. Esce dalla stanza dei bottoni, avverte il suo luogotenente e inizia la ronda del palazzo.
Mario richiude subito il cancello conscio dell’errore, si allontana dall’ingresso ed elabora immediatamente un piano B. Quando si tratta di agire il suo QI compie balzi notevoli. Si leva quindi gli anfibi e li nasconde in una nicchia, estrae gli Artigli della Bestia da mani e piedi e inizia il freeclimbing del palazzo in direzione del balconcino al primo piano, lasciando fori grandi come pugni nel prezioso intonaco.
Nel frattempo Roy è finalmente giunto a Villa Borghese, parcheggia imprecando il vero unico immortale di Roma: il traffico. Scende dall’auto quando lo chiama Chichi sul cellulare: “Tesoro?” - “Si, dimmi Chichi”
“Non so bene in che guaio vi abbia cacciato Agonìa, in ogni caso tieni gli occhi aperti e cerca piccoli Cainiti da arruolare per il progetto...”
 “Si... si, ma ora ho fretta, ci sentiamo presto dai” taglia corto chiudendo la conversazione. 
Come precedentemente fatto da Mario, scruta all’interno del parco in cerca di forme di vita nemiche da affrontare. L’unica degna di nota è un guardiano sulla cinquantina che cammina sul viale principale nella sua direzione con un mazzo di chiavi in mano. Giunge al cancello dov’è Roy e fa per chiuderlo.
“Scusi, potrebbe ritardare la chiusura per favore?” chiede gentilmente il vampiro, sperando di semplificare la fuga all’amico.
“Se... e poi te porto ‘n caffé” La risposta non contraccambia il tatto usato dal Tremere, che si indispettisce e passa alle maniere forti. Attiva Dominazione: “Vattene.” Fallisce miseramente l’uso della Disciplina tanto che il guardiano se lo guarda con occhio d’ammonimento, chiude il cancello con ampi gesti di sfida e se ne va per la sua strada.
“‘Fanculo, ci saranno altri ingressi.” Corre lungo la cancellata fino a giungere a una seconda entrata, anche questa irrimediabilmente chiusa. Ritorna alla precedente sondando con Auspex gli alberi. Per un attimo scorge un bagliore in movimento: è riuscito a cogliere un’aura nel boschetto. Invia un messaggio a Mario e scavalca il cancello non senza difficoltà.
Mario è sulla terrazza: un centinaio di metri quadri bui e vuoti, dall’altro lato un’unico piccolo ingresso al palazzo rappresentato da una porticina di vetro dietro la quale si sviluppano le viscere illuminate di un palazzo ancora sveglio. 
Si avvicina alla porticina, sbircia all’interno scorgendo un ragazzo che passeggia per le stanze con fare sicuro. 
“Che fare?” è il pensiero di Mario che cerca di sondare le infinite opzioni possibili al caso. 
La pianificazione fallisce miseramente perché il giovane vampiro si riscopre, davanti gli occhi dello sconosciuto personaggio, a tagliare il vetro con gli artigli: il suo subconscio non  accetta la titubanza.
Charles è pronto a tutto, ha difeso la sua esistenza e quella di altri come lui dalla distruzione, è riuscito a sfuggire ai vampiri più pericolosi della città svariate volte, ha steso una rete di controllo capillare su tutto il suo rifugio. Si considera quindi, probabilmente a ragione, uno con le palle. Ma un attacco in simili modalità lo lascia comunque a bocca aperta. Era da poco sceso al piano sottostante, il primo del palazzo, aveva mandato i ragazzi al piano terra quando vede una figura sconosciuta dietro la porta finestra sul terrazzo tagliare il vetro senza nascondersi. Una leggera spinta al cristallo lo fa cascare all’interno della stanza, il successivo impatto al suolo lo fa infrangere in mille pezzi. Il vuoto all’interno della porta fa ora da cornice a una figura dall’espressione grottesca e il vestiario da meccanico darkettone. Il botto del cristallo ha creato un silenzio imbarazzante. Mario squadra Charles dalla testa ai piedi aggrottando lo sguardo, gli si presenta come un ragazzo sui venticinqu’anni dal vestiario adolescenziale: jeans da lavoro portati con il cavallo basso, una t-shirt scura attillata e snikers ai piedi. La logica deduzione di Mario: “Un licantropo sicuro non è, altrimenti mi avrebbe già massacrato. Sarà un mortale, speriamo non mi faccia faticare.” 
“Chi sei.” La domanda manca di un punto interrogativo e la cosa indispettisce Mario, che risponde: “Chi sei tu.”
“Io sono Charles, abito il palazzo, sei nel mio territorio.”
Mario pondera le parole, il linguaggio è quello di un vampiro, accenna un sorriso: “Veramente ti trovi nel territorio del mio Clan, quindi sei tu ad essere un intruso, te ne devi andare.” 
Alle spalle di Charles sopraggiunge un piccolo gruppo di persone, l’avversario di Mario conta ora sei unità.
“Charles, che succede, chi è questo soggetto? Uccidiamolo!” recita uno di loro.
La situazione sta diventando pericolosa, Mario corre ai ripari: “Ok, io non so chi siate, ma posso anche perdonarvi. Il palazzo è circondato dal Clan, se non mi ostacolerete vi lasceremo in vita.”
L’affermazione lascia Charles e il suo gruppo nel silenzio.
Il cellulare di Mario squilla un messaggio, lui lo prende e lo legge in silenzio davanti a tutti, chiedendo con la mano un momento di pausa. È Roy che lo avverte di una presenza nel parco che potrebbe essere Fido.
Dopo la lettura ritorna a dare attenzione al gruppo basito di vampiri: “Ehm... Potrei far entrare un mio compagno qui?” Charles fiuta subito la fregatura, ordina a due dei suoi uomini di controllare attorno il palazzo e attendere chiunque si presentasse all’ingresso.
Nel frattempo risponde: “Che vuol dire far entrare un compagno? Perché? Cosa volete?” 
Mario: “Non abbiamo tempo adesso, siamo tutti in pericolo, fate entrare il mio amico e portatemi dove possiamo controllare l’intero palazzo.”
Charles avverte ancora più incertezza nel suo invasore: “No, devo prima capire: cosa vuoi.”
Mario è alle strette: “Fate entrare il mio compagno, c’è un licantropo che potrebbe entrare da un momento all’altro, fidatevi.” Charles ci pensa su, il tempo di tornare all’inviato che doveva controllare il perimetro del palazzo. 
“Nessuno nei dintorni, è rimasto Ale di sotto all’ingresso principale” sussurra all’orecchio di Charles, che risponde: “Vai di sotto a ricevere il compagno di questo qui, meglio essere cauti.”
Mario non rappresenta più un pericolo ai suoi occhi, ma la sua paura sembra reale, quindi Charles decreta: “Spostiamoci da qui.”
Roy è appena arrivato al palazzo di Galleria Borghese, segue il messaggio di risposta di Mario e bussa, nervosamente, in attesa che qualcuno gli apra. Immaginando il lupino che si aggira tra gli alberi la paura gli fa percepire ora una grande quantità di rumori inesistenti.
Il cancello si apre dall’interno, Roy osserva i due soggetti che gli aprono la via e con Auspex capisce subito la loro natura vampirica e diffidente.
“Di che Clan sei?” Esordisce la coppia con tono di disprezzo. 
Roy non perde l’occasione per provocarli: “Sono dei Lanzichenecchi.”
“Bene, andiamo che il nostro capo ti sta aspettando” la risposta dei due sprovveduti vampiri.
Roy rimane stupito, quei due Cainiti non conoscono assolutamente nulla del Mondo di Tenebra: hanno creduto un Clan il nome dei mercenari del XV secolo. “Forse la situazione imprevista può rivelarsi utile” è il suo pensiero mentre lo scortano al piano superiore.
Roy raggiunge Mario, nella stanza è al centro delle attenzioni, il nutrito gruppo di vampiri lo squadra con diffidenza, le statue del ‘400 lo osservano mute. Il Tremere si rivolge al compagno sottovoce: “Questi qui sono degli sprovveduti, sfru...” BOOOM! si fermano entrambi, il gruppo di vampiri è fermo, Charles sorride, nessuno sembra preoccuparsi del botto appena sentito tranne i due personaggi. Mario tenta una risposta a Roy: “Non so chi siano ma...” BAM! Un altro rumore interrompe la loro comunicazione, ora hanno paura. Mario si rivolge a un Charles ancora troppo calmo: “Dobbiamo spostarci da qui, il licantropo è sicuramente entrato.”
Charles: “Perché non ci pensa il vostro Clan qui fuori?”
Roy: “Perché il licantropo è qua dentro, no?”
Silenzio da freddura.
Mario: “Va bene, ho mentito: non c’è nessuno qui fuori, ma se non ci sbrighiamo a controllare la situazione possiamo considerarci tutti morti.”
Charles mostra apprezzamento per la sincerità portandoli nella stanza dei bottoni, la camera è stretta e lunga, la fonte di luce è la parete di monitor che mostrano stasi in ogni ambiente.
“Visto? Calma piatta.” La sentenza di Charles viene subito smentita da un monitor che mostra un Nosferatu fare capolino dalla porta violata da Mario. L’intera stanza si ammutolisce. Il mostruoso vampiro sbircia nella sala per trenta secondi, quando torna all’esterno, sul balcone. La parziale figura visibile dalle telecamere si piega sul pavimento e successivamente si ripropone nello stanzone facendovi scivolare all’interno un ratto, dopodiché sparisce definitivamente dall’inquadratura.



...to be continued


Oltre alla pagina apposita, anche il tasto qui sotto permette di scaricare la raccolta completa di tutti i capitoli, al prezzo di un tweet.

Nessun commento:

Posta un commento